Ai posticini nel tempo libero piace mangiare, viaggiare… ma non pensate male, a noi piace anche acculturarci! E qual è il modo migliore per imparare cose nuove ma scoprire posti nuovi? Andare in un museo o ad una mostra! Inizio con il primo post di questo nuovo (per me!) argomento e spero vi piacerà almeno quanto è piaciuta a me questa esperienza!

Oggi parliamo di una mostra che si trova a Firenze dal 17 marzo al 24 luglio, a Palazzo Strozzi: “Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim”.

Ci sono stata di domenica e devo dire che nonostante l’afflusso notevole di persone, la mia visita è stata molto piacevole. Ci sono stata con il mio compagno di avventure, l’ormai famoso Simo (Chef del Bagno Piave, ex PEC e mio fidanzato) e insieme abbiamo deciso di prendere l’audioguida. Io mi sono ufficialmente innamorata di questo strumento!

Una cosa molto simpatica di questa mostra è l’organizzazione anche per i bambini: attività, spazi, blocchi da disegno e soprattutto audioguida apposta per loro, con le indicazioni sulle didascalie dei quadri in colore grigio per loro, nere per noi. Qualche opera ha solo la descrizione per bimbi, la voglio sentire anch’io! 🙂 In questo modo la visita a questa mostra diventa un’interessante attività di famiglia, senza stress aggiuntivi ma con tanto divertimento. Era infatti bellissimo vedere i bambini ascoltare assorti dalle loro cuffie, mi sembra un ottimo modo per imparare!

A proposito di imparare… lo stesso discorso vale per noi adulti! Ammetto di esser andata a Palazzo Strozzi abbastanza ignorante in materia ma affascinata dai ricordi che ho di questi nomi dagli studi delle superiori. Si è aperto un mondo davanti a me. Mi è piaciuto tanto e la passione mi ha dato la voglia di scoprire tutto quel che potevo! Da qui è nato un percorso… che vi racconterò post dopo post.

La mostra si trova al Piano Nobile del palazzo, che ci ha accolto con la sua architettura rinascimentale. Si apre con un confronto tra la galleria d’arte moderna di Solomon Guggenheim a New York e quella della nipote Peggy a Venezia. Tra varie stanze e varie opere, descrizioni, racconti e interviste dall’audioguida, si arriva all’ultima stanza con un accenno alla Pop Art. Ma questa è un’altra storia…

Dalla prima stanza inizia l’esposizione di opere di grandi artisti come Ernst e Kandinsky: si parte dagli anni ’20 e lo scenario è l’Europa. Si parla dello spostamento di Peggy e degli artisti negli Usa durante la seconda guerra mondiale (Peggy è ebrea), di Duchamp che le insegna “la differenza tra l’arte astratta e surrealista”, del matrimonio con Ernst nonostante il fantasma di Leonora Carrington sempre tra loro.

In questa mostra si vede anche Picasso con “Busto di un uomo in maglia a righe” e Tanguy con “Il sole nel suo portagioie” da cui non mi sarei più allontanata. Peggy si occupava di sostenere e proteggere l’arte e gli artisti, comprando le loro opere o pagandoli affinché svolgessero il loro lavoro. A Pollock ha addirittura comprato una casa e noi non potremmo vedere le sue opere se lei non avesse contribuito in modo consistente al suo sostentamento.  Andandosene in America ha creato quel cardine tra il “passato europeo” e il “futuro americano” dell’arte: gli artisti europei hanno portato la loro arte negli USA, che si è fusa con quella americana ma che poi si è evoluta prendendo una strada diversa.

Proprio Pollock fu la sua più grande scoperta, l’artista di cui all’inizio non era convinta. Ci troviamo in America alla fine degli anni ’40 e l’artista lavorava già nel museo di Solomon R. Guggenheim, ma il suo talento non veniva riconosciuto: dopo un’infanzia difficile ora il suo rapporto con l’alcool era stretto e l’instabilità mentale inevitabile. Peggy gli ha regalato così degli anni felici con la moglie, in cui ha potuto dedicarsi all’arte, prima di sentirsi schiacciato dalla fama che iniziava ad avere. Ora è considerato come una delle avanguardie dell’Espressionismo Astratto.

Dopo Pollock si possono vedere Gottlieb, Bacon, prima di passare all’europa del dopoguerra. Ci sono anche Burri, Fontana, Parmeggiani, che grazie a Peggy conosce Pollock e ne rimane influenzato, e Vedova, che nel ’47 quando Peggy si trasferisce a Venezia, è tra i primi artisti a conoscere.

Anche i colori di Kandinsky prendono spazio nell’esposizione, con una sala dedicata all’artista. Poi c’è l’amico di Peggy Calder, con le sue installazioni, e una stanza al buio dedicata a Rothko: le sue opere sono grandi campiture di colore puro. Ci sono anche tanti e tanti altri artisti, ma non voglio farvi qui una lista di nomi.

Ho assaporato quest’esperienza da visitatrice e da tale ve la racconto: vi parlo dell’emozione, del trasporto e della passione che mi son state trasmesse da questa mezza giornata a Firenze, immersa nell’arte. Vi assicuro che in quelle stanze ci son delle meraviglie e per un’ora o poco più vi potrete lasciar trasportare dall’arte e dalla storia. Quando uscirete vi sentirete riempiti di cose belle, che è una sensazione che adoro. Avrete imparato qualcosa che vi darà stimoli per conoscere altre cose. Avrete scoperto una passione che non sapevate d’avere. Io adoro Peggy, per esempio, rileggerei la sua vita mille volte e mi sarebbe piaciuto tantissimo incontrarla.

Non l’ho incontrata ma… vi posso anticipare che andrò sulla tomba sua e dei sui amati cagnolini, nonché nella sua casa!

Vi piacciono questi post sulle mostre? Andrete a vedere questa a Palazzo Strozzi, a Firenze? Affrettatevi, il tempo purtroppo passa in fretta!

Dimenticavo, dettagli importanti: la mostra è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e da The Solomon R. Guggenheim Foundation ed è curata da Luca Massimo Barbero.